Restauro Cortile della Pigna – Belvedere

Tanto latte biologico, un pizzico di segreto e attenzione all’ambiente sono gli ingredienti per la ristrutturazione delle Facciate del Cortile della Pigna.

Secondo l’antica ricetta, che risale al 1500 e segretamente custodita tra le mura dei palazzi vaticani, il latte è l’ingrediente principale per tinteggiare le facciate pontificie. Il latte, rigorosamente biologico , viene mischiato con altre sostanze, tra le quali grassello di calce invecchiato 48 mesi, grassello magnesiaco e pigmenti naturali, in precise proporzioni e mescolate tra loro fino a raggiungere la densità e il colore prefissato per ogni stesura a straccio e pezza di cotone il tutto lavorato e preparato rigorosamente in cantiere.
La pittura, rigorosamente ecologica, viene eseguita con 8 passaggi tutto a mano non dannosa per l’ambiente e le persone che la maneggiano, viene poi utilizzata dai Restauratori per tinteggiare le facciate del Cortile della Pigna.

Un vasto complesso edilizio posto a nord della basilica di San Pietro in Vaticano e dei palazzi Apostolici, a Roma.

Fu realizzato, a partire dalla prima metà del XVI secolo su volere di papa Giulio II e su progetto di Donato Bramante. Attualmente il complesso edilizio è utilizzato prevalentemente a scopo museale ospitando molti degli spazi dei Musei Vaticani.

La prospettiva del cortile era conclusa nel progetto di Bramante da una esedra posta come punto di fuga della prospettiva del grande invaso architettonico e con la funzione di nascondere l’antico Casino del Belvedere che non si integrava con gli allineamenti del nuovo impianto. Pirro Ligorio, durante i lavori di completamento trasformò l’esedra in una grande nicchia completata nel 1565, conosciuta generalmente come “nicchione”. Al centro del “nicchione” è posta una pigna bronzea di epoca romana. A causa di questo il cortile superiore è detto anche “cortile della Pigna”. La Pigna fu portata in Vaticano in epoca assai antica e posizionata nell’atrio della Basilica di San Pietro e ad essa Dante si riferisce nella Divina Commedia parlando di Nimrod nel XXXI canto dell’Inferno:

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